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Quando si progetta un pezzo curvato, due variabili decidono il destino del componente: raggio di curvatura e spessore del tubo. Sceglierli bene significa ottenere forme precise, senza grinze, ovalizzazioni e rotture; sbagliarli porta a scarti, tempi lunghi e costi extra.
Ecco una guida rapida e pratica per orientarsi nell’ampio mondo della curvatura tubi.

Parti dal diametro (D) e scegli il raggio in multipli di D

Nel linguaggio della curvatura tubi si usa spesso il raggio medio (CLR) espresso come “xD”. Alcune regole di buon senso:

  • Con curvatura a mandrino su acciai dolci e leghe duttili è realistico puntare a 1-1,5×D

  • Per inox e alluminio (più sensibili a rigature e incrudimento) è prudente restare su 1,5-2,5×D

  • Senza mandrino o su profili quadri/rettangolari, prevedi 2,5-4×D per limitare grinze e schiacciamenti.

Questi intervalli non sono “legge”, ma aiutano a impostare un disegno producibile già al primo colpo.

Spessore: pensa al rapporto t/D

Lo spessore lavora in coppia col raggio. Più il raggio si stringe, più serve parete “portante”. Ecco alcune indicazioni utili: per raggi stretti (≤1,5×D), punta a t/D ≥ 0,1 (es.: D=30 mm → t ≈ 3 mm); per raggi standard (2-3×D), t/D tra 0,06 e 0,08 è spesso adeguato.

Pareti molto sottili (<0,06D) richiedono mandrino, wiper e lubrificazione ottimale oppure un raggio più ampio.

Materiale e stato di fornitura contano

Gli acciai al carbonio sono duttili e tollerano raggi ridotti con buona finitura.

L’inox (AISI 304/316) è ottimo per resistenza e igiene, ma tende a incrudire; preferisci raggio un po’ più largo o attrezzaggio spinto.

L’alluminio presenta un grande rapporto peso/resistenza. Ma attenzione agli stati T6 (più duri): valuta raggio più ampio o trattamenti.

Ottone e rame hanno una curvabilità elevata e sono pertanto particolarmente utili dove serve estetica.

Occhio a ovalizzazione e assottigliamento

Durante la curvatura tubi, la fibra esterna si allunga (assottigliamento) e quella interna si comprime (possibili grinze). Mandrino interno e wiper riducono entrambi i fenomeni.

Tamponi e rulli calibrati, invece, limitano la deformazione su profili quadri/ovali.

Infine, raggi più larghi aiutano sempre: ogni “mezzo diametro” in più può fare la differenza tra una piega “limite” e una stabile in serie.

Progettazione DFM: semplifica per produrre meglio curvatura tubi

Uniforma i raggi: se nello stesso telaio hai più pieghe, usare lo stesso CLR riduce cambi attrezzaggio e dispersioni dimensionali.

Evita fori/tagli nella zona di piega (almeno 2-3×t di distanza dal raggio) per prevenire strappi e deformazioni.

Prevedi tolleranze realistiche: sull’angolo e sul raggio specifica campi coerenti col processo (p.es. ±0,5° sull’angolo e tolleranza sul raggio coerente al profilo).

Lunghezze minime tra pieghe: lascia spazio per il bloccaggio; se servono pieghe ravvicinate, segnalalo per studiare dime dedicate.

Curvatura tubi: quando scegliere la calandratura

Per raggi grandi (più di 6-8×D), archi lunghi o profili strutturali, la calandratura è spesso più efficiente e omogenea della piega a stampo/mandrino. 

Valuta già in fase CAD il processo più naturale.

Check rapido prima di inviare il disegno

Farsi alcune domande può aiutare a focalizzarsi sulle questioni importanti – e a non dimenticare niente:

  • Ho definito il raggio come multiplo del diametro ed è compatibile col materiale?

  • Il rapporto t/D è coerente con il raggio richiesto?

  • Ci sono fori o lavorazioni troppo vicini alla piega?

  • Ho indicato tolleranze e pezzo di riferimento (DXF/STEP quotato) per i controlli?

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Scegliere raggio e spessore non è solo una questione teorica: è l’equilibrio tra requisiti funzionali, estetica e ripetibilità in produzione. 

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